Qual è il significato di questa
dichiarazione? Perché Eber, il quinto di undici patriarchi da Noè ad
Abramo, viene menzionato in modo particolare, come se fosse riconosciuto
antenato di una qualche discendenza speciale che in realtà comincia sei
generazioni dopo?
La linea genealogica si separa in due rami dopo di lui, implicando che
molti popoli erano suoi figli prima che Abramo nacque, includendo il
ramo dal quale Abramo non viene…
La linea genealogica di sette generazioni da Noè a Abramo è: Noè, Sem,
Arpaksad, Shelah, Eber, Peleg, Re’u, Serug, Nahor, Terah, Abramo, il
quale è considerato il padre di tutti gli Ebrei, ma anche il padre di
molte nazioni…
In verità il popolo universalmente riconosciuto come Ebrei iniziò ad
esistere addirittura due generazioni dopo, dopo Isacco e Giacobbe, il
quale è Israele.
Era Abramo Ebreo, essendo egli stesso il padre degli Ebrei?
Che senso ha la dichiarazione di Genesi 10:21?
Alcuni studiosi speculano che gli
Israeliti non parlavano ebraico come loro linguaggio originale ma che lo
adottarono dai loro vicini Cananei quando si spostarono in quel
territorio. Comunque, il peso dell’evidenza linguistica è contraria a
tale supposizione. Semplicemente non abbiamo sufficiente conoscenza di
quei tempi per dire quale linguaggio risiedesse in quale territorio, da
quale gruppo di persone e come i popoli e i linguaggi possano essersi
mossi e mischiati da un’area all’altra.
Ora sappiamo con abbondanza di esplicite evidenze che l’ebraico è il
linguaggio nel quale le Scritture furono scritte e che Esse sono tra i
più antichi documenti che abbiamo.
Alcuni monumenti Egizi menzionano un
popolo enigmatico: gli “Apiru”.
In uno di questi fu scavata nella pietra
delle pareti una scena raffigurante uomini che lavorano ad un pigiatoio
per il vino. Sotto l’immagine c’è un titolo che recita:
“Estrazione del vino degli Apiru”.
La datazione del monumento si crede sia da collocare durante il regno
della regina Hatshepshut e Tutmose III, all’incirca l’anno 2290 (1470
b.c.e.).
Gli studiosi immediatamente riconobbero
la somiglianza della parola “Apiru” con “Ebrei”, con una scena
raffigurante lavoro manuale, come descritto in Esodo a riguardo del
popolo Ebraico sotto schiavitù in Egitto.
Dal Papyrus Leiden, datato al regno di
Ramesse II, all’incirca l’anno 2510 (1250 b.c.e.), viene fatta la
seguente dichiarazione in una lettera: “Distribuire grano agli
uomini dell’esercito e agli Apiru che trainano la pietra per il grande
pilone di Ramses II”. Venivano usati
come forza lavoro e manovali. Questi riferimenti agli Apiru nei
documenti Egizi e sui monumenti mostrano la loro presenza in Egitto e la
loro importanza sociale per più di tre secoli. Lo stesso popolo è
chiamato in altro luogo “Habiru”
o “Habiri”.
Er-heba, il governatore Egizio in
Gerusalemme, scrisse una serie di lettere al re nelle quali si lamentava
degli “Hapiru” perché stavano saccheggiando le terre del re. Er-heba
voleva sapere perché il re li lasciasse comportare in questo modo e
perché non inviasse arcieri a proteggere le sue (del re) proprietà. Se
non avesse inviato dell’aiuto militare l’intera terra sarebbe passato in
mano agli Habiru.
Se gli eventi di questo periodo sono
quelli descritti da Giosuè nelle Scritture essi collocherebbero l’Esodo
prima del XIV secolo b.c.e., in accordo con le stime più tradizionali.
Le attività degli Habiru nella Canaan
meridionale interessano molti studiosi i quali credono che quest’area
non fu annessa al territorio Israelita se non molto dopo.
Comunque, i capitoli 10 e 12 nel libro di
Giosuè descrivono proprio tale conquista, con gli stessi nomi elencati
nelle tavolette di El-Amarna, inclusa Lachish, Gezer, Gath e il re di
Gerusalemme.
Una citazione da una tavoletta mostra lo
stato degli affari: “Guardate l’impresa che Milkilu e
Shuwardata hanno compiuto nella terre del re, mio signore! Hanno truppe
di Gezer, truppe di Gath e truppe di Qeila. Hanno sequestrato la terra
di Rubute. La terra del re è caduta [in mano] agli Habiri. E ora, anche
una città del distretto di Gerusalemme, chiamata Bit-nin’ib, una città
del re, è caduta [in mano del] popolo di Qeila. Il re ascolti Er-Heba,
tuo servo e invi un esercito di arceri che possa restituire la terra del
re al re. Se non c’è un esercito di arcieri la terra del re cadrà [in
mano] degli Habiri”.
L’identificazione dei gruppi di Habiri e
delle loro attività corrisponde bene alla conquista di Canaan descritta
nel libro di Giosuè. Le lettere di Amarna suggeriscono che questa classe
di persone tenevano uno status unico nel Vicino Oriente.
Tutti questi documenti conducono ad
identificare pienamente gli Habiru con gli Israeliti,
fino a che altre fonti portano grande
perplessità…
Gli Apiru sono
ovviamente un popolo riconoscibile distinto dagli altri. Se gli Apiru
erano Ebrei, non tutti loro erano discendenti delle dodici Tribù, e
altri gruppi Semitici (probabilmente gli Hyksos fra loro) erano inclusi.
La distanza della date
copre il periodo dell’esilio in Egitto e anche ben dopo l’Esodo.
Sembra evidente che
non tutti gli Apiru lasciarono l’Egitto; alcuni vi rimasero. Ciò
significa che non tutti i popoli Semitici in Egitto si unirono agli
Israeliti, sebbene molti lo fecero.
Furono trattati con
speciale riguardo, sebbene non come identità tribale con una specifica
collocazione geografica. La collocazione degli Habiri nella Siria
Meridionale, Fenicia e Canaan suggerisce che il termine era usato
genericamente per le tribù Semitiche di quelle aree. Descriveva un
particolare ceppo Semitico il quale, da tempi storici, si divise in
numerose tribù separate, identificabili gruppi etnici.
Il più antico
riferimento conosciuto agli Habiru viene da Sumer ed è datato dalla
Terza Dinastia di Ur, all’incirca l’anno 1760 (2000 b.c.e.). Una
caratteristica di questo periodo era l’espansione di popoli Semitici;
principalmente di gruppi che parlavano come lingua nativa l’Accadico.
Contemporaneamente con
questo influsso di Semiti i termini Habiru/Habiri iniziarono ad apparire
nei documenti Sumeri. I documenti mostrano che gli Habiru/Habiri erano
un nuovo elemento nella società, che stavano tentando di stabilire sé
stessi e che il sistema giudiziario aveva difficoltà a definire il loro
status legale. Tutte le registrazioni Sumere mostrano che gli Habiri
erano attivi in ruoli di servizio della comunità, così come gli
Israeliti lo furono in Egitto e in seguito alla corte di Nabucodonosor.
Gli scavi a
Kultepe e Alishar nell’antica Anatolia
scoprirono numerosi mucchi di lettere e testi legali ed economici,
appartenenti alle stazioni di commercio Assire dell’antico periodo
Accadico. Tra questi documenti c’era una lettera da un mercante Assiro
ad un altro che richiedeva che cercasse la liberazione degli uomini
Habiri che erano in custodia al palazzo di Shalahshuwe, un non
identificato luogo nelle vicinanze, probabilmente a nord di Alishar.
Questa terra è vicina
alla residenza della famiglia di Abramo dopo che lasciò Ur. Da questo
antico documento possiamo vedere che gli Habiri vengono collocati
nell’Anatolia centrale e mostra l’estesa dispersione di quei popoli
prima dell’epoca di Abramo. Se il destinatario della sua lettera è
insicuro sul prezzo gli viene ricordato che gli Habiri stessi hanno
molto denaro e possono usarlo per la loro stessa liberazione. In ogni
caso, l’autore della lettera vuole assicurarsi che siano liberati. Li
tiene in alta considerazione.
Un regno Amorita dominava la
Mesopotamia ai tempi di Abramo, da Babilonia nel sud a Haran nel nord e
lungo la costa del Mediterraneo (tutte le terre che Abramo percorse nel
suo viaggio da Ur dei Caldei ad Haran e Canaan).
Questo fu il periodo d’oro delle città
di Mari che includeva alcuni stati minori tra i quali appaiono alcuni
governatori Habiri. Un documento afferma che Yapah Adad aveva costruito
la città di Zallul sulle rive dell’Eufrate e, con 2000 soldati Habiri,
si trasferi in quella città. In un altro documento Izinabu, un capo
Yamubalita, aveva 30 uomini Habiru che marciavano in sua custodia.
In un’altra lettera
nella quale si sono persi mittente e destinatario sono menzionati “3000
asini degli Habiri” sono menzionati (da notare il corrispondente uso
degli asini delle tribù Ebraiche descritto nelle Scritture).
In altre lettere gli uomini Habiru
andarono di notte e si impossessarono della città di Yahumumam,
cercarono di prendere altre città e saccheggiarono Luhaya
impossessandosi di 500 pecore e 10 uomini.
Gli Habiri erano una
parte riconoscibile della popolazione.
Gli Habiru sono
menzionati in molti documenti dello stato Urrita di Nuzi, dove erano
stati un’importante parte della società.
Ciò che è notevolmente
interessante è che gli antichi popoli attribuivano agli Habiru una
misteriosa relazione con la divinità.
Nei documenti Hittiti lunghe liste di
divinità sono invocate per proteggere i trattati. Esse includono
divinità da differenti regioni e popoli. La curiosa natura di questa
invocazione è illustrata da un trattato con l’Egitto. Questa lista
conclude con le seguenti parole:
“e così ancora a… e gli dèi degli
Hapiri, …”. In maniera
significativa gli Elohim degli Hapiru/Habiri hanno speciale menzione e,
sebbene non siano identificati con dei nomi, non possono essere
dimenticati.
La stessa particolarità è stata trovata
nel templi Assiri, nei quali gli Habiru sono menzionati tra le divinità.
Questa menzione degli Habiru tra una lista di divinità mostra
esplicitamente che erano considerati di origine divina. Erano differenti
dai popoli ordinari, inclusi i governatori e i magistrati. Alcuni testi
di presagi Assiri furono scoperti, nei quali appare che gli Habiri sono
associati con omonimi fenomeni celesti e con alcune afflizioni
sconosciute. Si pensava che avevano poteri divini. In Egitto il nome
“Apir”
appare in alcuni posti combinato con un nome divino; i titoli
suggeriscono una specifica identificazione come divinità Apir.
Dall’Anatolia, al
Bacino della Mesopotamia, all’Egitto, gli Habiri erano considerati con
speciali status religiosi e sociali. Basandosi sull’evidenza storica,
un’associazione degli Habiri con la divinità non può essere evitata.
Mentre l’esatto significato di ciascuno di questi riferimenti è
sconosciuto, non è stato possibile per i popoli che vivevano, lavoravano
e viaggiavano con gli Habiri ignorare l’associazione divina. Quel
fattore doveva essere presente nella mente di tutti; era universalmente
riconosciuto e accettato.
Erano uno speciale
ceppo genetico, un “Popolo Eletto”.
Il risultato di questa ricerca conduce
alle seguenti conclusioni:
Gli Habiri sono
esistiti dai tempi più remoti. Sono presenti nei primi documenti a noi
disponibili centinaia di anni prima di Abramo. Erano dispersi in tutto
il Vicino Oriente dall’Egitto alla Mesopotamia, alle estremità dell’Assiria,
lungo le coste del Mediterraneo attraverso Canaan e nelle regioni
dell’Anatolia. Non sono limitabili a nessuna area geografica, a nessuna
nazione o categoria sociale; appaiono ad ogni livello della società, in
differenti attività. Solitamente girovagavano da posto a posto.
Gli spostamenti di Terah, Abramo e
altri membri di quella famiglia erano in accordo con le abitudini del
popolo degli Habiri. Questa è la ragione per la quale i Sumeri tentarono
di definire il loro ruolo sociale.
In realtà erano
“Aramei erranti”, sebbene la loro origine è Accadica/Assira, essendo
discendenti di Arphaksad. Ciò nonostante, questi “Aramei erranti” erano
la via attraverso la quale le antiche memorie linguistiche semitiche del
mondo erano preservate.
Essi certamente hanno giocato un ruolo
unico nel ricollegarci con la storia remota dell’umanità. Essi inoltre
portarono una linea genetica nei tempi storici, con Abramo scelto come
lo straordinario rappresentante di quella benedizione di sangue.
Gli Habiru avevano una Divinità il
quale Nome era sconosciuto agli altri popoli, e anche a loro stessi,
dato che il Nome non fu rivelato a nessuno prima di Mosheh Rabainu. Il
fatto che il Nome della loro Divinità era sconosciuto è un’ulteriore
prova li identifica con “i figli
d’Eber”.
L’enigmatico Melkhisedec, kohen di
El-Elyon (Genesi 14:18), chiunque fosse, corrisponde alle
caratteristiche di un’autorità degli Habiru, detentore dell’originale
spiritualità che Abramo stesso seguiva.
La loro schiavitù in
Egitto è ora più comprensibile. Era una schiavitù economica contratta
durante un periodo di bisogno. Essi compravano cibo e riparo in Egitto
vendendo i loro servigi, come le pratiche stabilite di quei tempi. Le
generazioni successive nacquero in quella schiavitù per mancanza di
mezzi per comprare la loro libertà. Gli Egiziani probabilmente imposero
severe condizioni al fine di preservare una fonte di lavoro economico.
Quando l’Egitto fu devastato dalle piaghe (Esodo, capitoli da 7 a 11)
l’intero paese era in rovina. Gli Israeliti si impossessarono
dell’opportunità di farne la loro fuga.
L’evidenza
documentaria mostra che erano estremamente versatili, socialmente
flessibili ed erano guardati con rispetto nella società. Gli Habiri non
avevano un posto fisso nell’ordine sociale dove essi scelsero di vivere;
erano accettati in un senso forestiero, non come parte del gruppo
sociale locale.
I “figli di Eber” erano moltoi popoli.
Eber stesso è il padre di tutti i Yoqtaniti, che si stabilirono
nell’Arabia meridionale, ma la linea degli “Habiru” continuò attraverso
l’altro suo figlio, Peleg, dal quale venne Abramo e i suoi fratelli.
Abramo fece fidanzare suo figlio Isacco
all’interno della famiglia di suo fratello, al fine di mantenere la
linea di sangue mentre Ismaele sposò un’Egizia e la tradizione degli
Habiru non continuò tramite di lui. Gli altri figli di Abramo, quelli
che ebbe da Qeturah, sembra che abbiano parzialmente seguito la linea
Abramica, almeno alcuni Midianiti (i Kenei, dei quali era Yethro, il
suocero di Moshesh Rabainu) e i Yoqshaniti (gli Ashurim, Lethushim e gli
Le’ummin) erano Habiru.
Isacco seguì l’esempio
di suo padre e mandò suo figlio Giacobbe alla casa di Betuel, il suo
cognato, per sposare una sua figlia.
Quando il termine
“Habiru” scompare dai documenti antichi, il nome “Ivri” (Ebrei) è
applicato in un senso ristretto, solo agli Israeliti.
Apparentemente gli
Habiru furono una classe sociale che perse la sua identità unica. La
loro linea di sangue divenne sommersa da incroci con altri popoli e non
si potette più distinguere.
Il popolo Ebraico
cercò di preservare le linee genetiche e quindi preservò la distinzione
degli Habiri. La forza di quella consapevolezza è testimoniata ancora
oggi tra i Giudei che credono che stanno adempiendo le promesse delle
Scritture e che essi hanno diritto alle terre promesse ad Abramo.
Poche semplici
condanne scritte millenni fa portano il peso del destino e modificano le
vite e le azioni della gente oggi.
Le Tribù Ebraiche
erano Habiru ma non tutti gli Habiri erano Ebrei.
Gli Israeliti vennero
fuori da quel popolo speciale e poi acquisirono il nome “Ivri”.
L’affermazione in Genesi che Sem era il padre di tutti i figli di Eber
ora ha un significato differente. Gli Ebrei/Habiri erano i figli di Eber,
e quella linea genetica fu ricordata dai successivi scribi Giudei.
Questo breve studio getta luce sugli
antenati del popolo Ebraico, i figli di Israele. Ci offre un po’ di
discernimento nella questione dell'elezione di Abramo, gli “Habiri” come
il “padre di molte nazioni”.
In conclusione, Abramo era sia Ebreo (Habiri)
che il progenitore degli Ebrei (Israeliti).